1. Il diritto di non leggere.
Il primo e più importante dei diritti, il diritto di non leggere è fondamentale perché rende la lettura una scelta, accrescendo ancor di più il valore del gesto. Oltre a questo, è un diritto che sottolinea quanto sia legittimo preferire, alla lettura di un libro, la visione di un film, un'ora di sonno, un ora di corsa, una partita a calcio o a pallavolo...
2. Il diritto di saltare le pagine.
Tanti libri - specie in alcune descrizioni - si rivelano a tratti noiosi. Il diritto di saltare le pagine ci sgrava del senso di colpa che abbiamo provato più e più volte nel saltare più e più righe, ansiosi di andare avanti senza leggere alcune parti a nostro parere inutili.
Saltare le pagine è lo sport di chi, annoiato, cerca il fondo del libro nella speranza di trovare presto una via d'uscita. Oppure può essere caso di estrema necessità.
Siamo dell'idea che siano i libri a scegliere noi, quando, fra scaffali chilometrici o sul bordo delle bancarelle, l'occhio cade su di una pagina, un titolo particolare e nasce l'amore.
Non sempre, però, gli amori sono corrisposti...
3. Il diritto di non finire il libro.
Non è obbligatorio finire un libro che si è iniziato, eppure abbiamo provato tutti quel senso di inadeguatezza che si prova nell'abbandonare la lettura di un libro definito un classico, un capolavoro.
Abbiamo vissuto questo abbandono come una sconfitta. In realtà, lasciare un libro a metà è un nostro inalienabile diritto.
Alzi la mano chi non ha mai lasciato un libro a metà o alle prime pagine ed ha scelto qualche altra cosa da leggere.
Capita, non sempre per colpa dell'autore, vero, ma a volte ci aspettiamo cose diverse da quella trama letta in quarta di copertina, un coinvolgimento che non accenna a sbrogliarsi e così, ciao! il nostro interesse scema pagina dopo pagina e non rimane che chiudere il libro e dedicarsi ad altro.
L'ideale sarebbe riprenderlo dopo qualche tempo, per capire se effettivamente era illeggibile o no.
Certo, se poi l'allergia a quelle pagine resta, non ci rimane che usarlo come fermacarte, è un nostro diritto!...
4. Il diritto di rileggere.
Tanti si chiedono perché stai leggendo ancora quel libro, "Ma non l'hai letto già tre volte?". E allora? Qual è il problema? Rileggere ciò che abbiamo amato è stimolante, permette di entrare ancor più in empatia con uno scrittore e le sue opere.
Fra i 10 diritti del lettore questo è, forse, questo, quello che avvicina il piacere della rilettura ad una scoperta non nuova, ma sicuramente diversa, vista sotto altra prospettiva e per questo più matura.
5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa.
Abbiamo il diritto di leggere ciò che vogliamo, dal rosa al giallo, dal thriller allo storico, dai romanzi definibili con un genere ai romanzi non definibili.
Nessuno ha il diritto, invece, di criticare le scelte di lettura delle altre persone.
Pennac sostiene che «ci sono "buoni e "cattivi" romanzi» e che tutti possono leggere ciò che vogliono.Sempre scegliendo col beneficio dei nostri gusti personali...
6. Il diritto al bovarismo ("Malattia Testualmente Contagiosa").
E' uno dei diritti più belli: il diritto a emozionarsi, a lasciarsi prendere dalla storia.
Il diritto a piangere, se è il caso.
I libri possono salvarci la vita e nella vita abbiamo tutti bisogno di momenti di evasione e di puro godimento.
Un lettore ha necessità di emozionarsi, di sognare e prendere parte alle vicende di un libro, condizione indispensabile che solo un buon scrittore sa creare.
7. Il diritto di leggere ovunque.
I luoghi dedicati alla lettura ci sono ma non sono gli unici posti in cui si può prendere un libro e leggere.
Certo, è bello leggere in biblioteca e in libreria, ma è altrettanto bello leggere in metro, sull'autobus, su una panchina, in coda al bancomat e finanche camminando - seppur stando attenti ai pali.
Parliamoci chiaro, con i tempi che corrono e noi che corriamo dietro loro a volte è impossibile riuscirsi a ritagliare un po' di tempo per leggere comodamente seduti in poltrona.
Va da sé, quindi, che il diritto di leggere ovunque sia indispensabile: in treno, in tram, in fila alla posta, mentre si aspetta il solito amico ritardatario.
Tutte occasioni per rubare al tempo il proprio diritto.
Pennac, a tal proposito, fornisce un esempio alquanto bruto sul caso, di un soldato che ama leggere Gogol mentre pulisce le latrine: certo, i gusti non sono discutibili, ma resta un po' difficile il come abbia fatto questo soldato ad associare le due cose...
8. Il diritto di spizzicare.
Abbiamo il diritto di leggere un paio di pagine, una pagina o anche solo qualche riga, per poi lasciare quel libro, prenderne un altro e far con quello la stessa cosa.
Prendere un libro dalla propria biblioteca o da quella scolastica e cominciare a leggere una pagina a caso: non c'è solo una cosa più bella per immergersi in un'emozione vissuta tempo prima.
"Spizzicare di tutto": una sensazione che va provata almeno una volta nella vita e che solo chi ama leggere sa bene cosa significhi...
9. Il diritto di leggere ad alta voce.
Leggere ad alta voce è magico, c'è poco da fare. Ognuno di noi dovrebbe sempre avere al suo fianco qualcuno disposto ad ascoltare. Trasforma completamente la lettura.
C'è chi preferisce leggere nel silenzio della propria mente e chi, invece, preferisce farlo ad alta voce.
"L'uomo che legge a viva voce si espone completamente agli occhi che lo ascoltano"...
10. Il diritto di tacere.
L'ultimo è il più enigmatico.
Può voler dire semplicemente che non siamo costretti sempre a parlare.
La lettura è una azione che Pennac commenta così :
"L'uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale.
Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo.
La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun'altra, ma che nessun'altra potrebbe sostituire.
Non gli offre alcuna spiegazione definitiva sul suo destino ma intreccia una fitta rete di connivenze tra la vita e lui".